Mosca europea del ciliegio – Rhagoletis cerasi
La mosca europea del ciliegio, Rhagoletis cerasi, appartiene alla famiglia dei Tephritidae (ordine dei Ditteri), che comprende un gran numero di fitofagi dannosi di frutta e verdura, di interesse globale o regionale anche presenti nella regione mediterranea, come la mosca mediterranea della frutta, Ceratitis capitata (Wiedemann), la mosca dell’olivo, Bactrocera oleae (Rossi), la mosca del pesco, Bactrocera zonata (Saunders), e la mosca della zucca etiope o minore, Dacus ciliatus Loew. A differenza della maggior parte delle specie tropicali e subtropicali della famiglia dei tefritidi, che sono multivoltine e note per un ampio spettro di ospiti, le specie di Rhagoletis sono univoltine e stenofaghe. Diverse specie sono presenti in Nord America, ma delle poche originarie dell’Europa, solo Rhagoletis cerasi è di grande importanza per la produzione di ciliegie. La sua attuale distribuzione geografica va dall’Asia occidentale (regioni del Caspio e del Caucaso, Asia Minore e Siberia occidentale) all’Europa occidentale (Portogallo), estendendosi dalla Norvegia e dalla Svezia a nord fino a Creta e alla Sicilia a sud.
Rhagoletis cerasi compie una generazione all’anno, o raramente una ogni due anni. In alcuni casi, alcune pupe possono emergere durante la stessa stagione, ma non sembrano riprodursi. In tarda primavera, gli adulti emergono dalle pupe che riposano nel terreno sotto la chioma dell’albero ospite. La comparsa degli adulti inizia 10-40 giorni dopo la fioritura del ciliegio e di solito è ben sincronizzata con la fase di crescita ed espansione dei frutti, che precede la maturazione. Il processo di emergenza può prolungarsi fino a 30-50 giorni (anche se il 60-80% degli adulti emerge entro 2 settimane), a seconda delle temperature locali, della topografia dell’azienda, dell’esposizione dei pendii, dell’umidità e della copertura del suolo.
Cancro batterico
La batteriosi è presente nelle aree di coltivazione delle drupacee di tutto il mondo e può essere riscontrata su tutte le drupacee e, negli ultimi anni, anche su mele e pere. Tuttavia, i danni maggiori sono causati nei frutteti e nei vivai di ciliegie e albicocche.
I sintomi della malattia si osservano su tutti gli organi fuori terra degli alberi, causando una forte riduzione della resa (fino al 75%) e talvolta portando alla morte gli alberi, soprattutto nei vivai e nei frutteti giovani. La comparsa dei sintomi è legata alle due fasi della malattia: quella invernale, che si manifesta sui tessuti legnosi, e quella estiva, presente sugli organi appena sviluppati nel periodo vegetativo. I sintomi caratteristici della malattia sul tronco principale e sui rami dei ciliegi comprendono un’infossatura e una carie di colore marrone scuro, spesso accompagnata da gommosi. I batteri svernano all’interno e sulle gemme infette, sui tessuti intorno alle tracce delle foglie cadute e ai margini delle necrosi e dei cancri, costituendo così la fonte di infezione primaria. In primavera, in condizioni favorevoli (cioè clima fresco e umido), i batteri si moltiplicano e vengono diffusi da vento, pioggia e insetti sui nuovi organi in via di sviluppo. Sulle foglie si osservano macchie necrotiche marroni di forma più o meno regolare, spesso circondate da un “alone” giallo ben visibile. Con lo sviluppo della malattia, il tessuto necrotico si sgretola e le foglie vengono perforate. Nel caso dell’infezione dei fiori, che si verifica soprattutto sulle varietà di ciliegie suscettibili dopo le gelate primaverili, si osservano prima appassimento e imbrunimento dei fiori in via di distensione, seguiti da annerimento e deperimento. I fiori morenti sono fonte di infezioni secondarie: i batteri possono diffondersi ai germogli e ai rami, provocando necrosi, deperimento e formazione di cancri. A volte si osservano importanti disorganizzazioni e necrosi dei tessuti sottocorticali. Sui frutticini e sui frutti si possono trovare macchie necrotiche nere e infossate, che talvolta coprono una parte significativa del frutto. In caso di infezione grave, questi frutti perdono il loro valore commerciale. Nello sviluppo della malattia, i fattori predisponenti includono i nematodi, il basso pH del suolo e il gelo.
Controllo
La strategia più efficace per proteggere i ciliegi dal cancro batterico è la prevenzione. Quando si piantano nuovi ciliegieti, oltre alla selezione delle varietà, è importante utilizzare materiale vivaistico sano. Questo materiale deve essere assolutamente esente dalla malattia. Nei frutteti, un’azione importante è la rimozione dei germogli infetti con abbondante legno asintomatico a piante asciutte e curando le ferite immediatamente dopo il taglio. In caso di grave infezione, è necessario rimuovere l’intero albero. La presenza di nematodi e il pH del terreno devono essere controllati, poiché entrambi predispongono il ciliegio al cancro batterico.
Per la protezione chimica contro la batteriosi, la riduzione dell’incidenza dei batteri sulla superficie delle piante viene effettuata utilizzando composti a base di rame. Questi hanno una buona attività batteriostatica e battericida, ma solo come tensioattivi. Nei prodotti commerciali sono presenti principalmente tre diverse sostanze attive: ossido di rame, ossicloruro di rame e idrossido di rame. In un programma di protezione delle ciliegie dolci e acide, si raccomandano tre periodi principali di irrorazione/trattamento con il rame: (i) il periodo di assenza di foglie per ridurre le popolazioni di patogeni sia sulla superficie dei cancri che emergono dalle gemme dormienti; (ii) il periodo di fioritura; e (iii) il periodo di caduta delle foglie per ridurre l’infezione delle cicatrici fogliari. Nel caso di varietà sensibili e in caso di clima umido e caldo che favorisce la diffusione del patogeno, è opportuno effettuare trattamenti aggiuntivi subito dopo la fioritura.